rischio rapina
Il rischio aggressione è particolarmente presente in alcune professioni, come quelle per esempio di assistenza a pazienti aggressivi o psicolabili, oppure come quella dei farmacisti (detenzione di farmaci aventi rilevante valore sul mercato illegale, quali il metadone e gli stupefacenti), degli operatori dei servizi di emergenza-urgenza; anche chi ha a che fare con l’utenza (per esempio con utenti stressati da lunghe file) è a rischio, così come chi opera in casa di riposo. A rischio aggressione, come conseguenza del rischio rapina, vi sono anche le persone che lavorano in supermercati, gioiellerie, pompe di benzina, compro oro e similari.
Il D. Lgs. 81/08 all’ Art. 28, obbilga il datore di lavoro a valutare di TUTTI I RISCHI, quindi anche quelli particolari collegati a peculiari aspetti dell’attività lavorativa. Il datore di lavoro quindi deve pensare a ciò, e deve adottare procedure organizzative nonchè formare il personale per ridurre le probabilità che tali eventi si verifichino e anche per contenerne le conseguenze se questi eventi comunque si verificassero.
In base all’ Art. 2087 del codice civile infatti “l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro“.
Se quindi si verificassero aggressioni e/o rapine, il datore di lavoro dovrebbe dimostrare di aver applicato tutte le misure di prevenzione e protezione; se non lo dimostrasse, le sue omissioni potrebbero equivalere a non aver tutelato il lavoratore in modo consono e quindi questa omissione potrebbe avere un nesso di causa con l’aggressione o la rapina, con le conseguenti responsabilità civili e penali a carico del datore di lavoro.
Nella nostra esperienza (chi scrive è un ex Agente di Polizia delle Volanti di Milano) abbiamo visto che specie in alcune attività (p.e di frequente nei compro oro) spesso a tutela del business (p.e. vetrofanie tappezzate per favorirne la privacy e quindi per far entrare più clienti) si applicano delle misure antitetiche alla corretta gestione del rischio rapina, a danno dei lavoratori stessi e dei clienti che si trovassero presenti in caso di rapina. La mancanza di visibilità dall’esterno, infatti per un malintenzionato è un invito a nozze. Spesso mancano poi corrette misure per la gestione del contante e di altre che sarebbero necessarie per ridurre il rischio dell’evento indesiderato. In alcuni casi, giudici capaci e attenti, hanno ascritto delle precise responsabilità in tal senso al datore di lavoro. Ciò vale anche per le farmacie, per i supermercati, pompe di benzina, ecc…tutte attività dove il rischio rapina è più elevato. Le conseguenze della rapina per la vittima, possono andare dal disturbo da stress post traumatico (comunque da non sottovalutare), alle lesioni (anche gravi, quali sfregiamento permanente del viso con un taglierino per esempio), fino ovviamente all’omicidio.
Nei corsi di formazione ai lavoratorisu questi rischi, ci si concentra su alcuni punti, i più comuni dei quali sono di aspetto psicologico, tipo come reagiamo all’emergenza, la differenza tra paura e panico, la prevedibilità, il come comunicare con il potenziale aggressore per disinnescare l’emotività, il non solidalizzare con i rapinatori, ecc…
Ovviamente è fondamentale disporre del DVR dell’azienda per poterlo commentare e formare i lavoratori sulle specifiche misure di prevenzione e protezione adottate nel loro specifico ambiente di lavoro.
Una corretta formazione può ridurre di molto le probabilità di trovarsi nei guai, al di là delle leggi che regolamentano la sicurezza sul lavoro…